Tutti i miei colleghi nuotatori autunnali ed invernali ne hanno una..e chi non ce
l'ha la cerca disperatamente: in particolare i ladruncoli che a passi di danza circondano il capanno alla ricerca della famosa "chiave"...già due volte, dall'inizio della stagione autunnale, turbata dagli intrusi ho interrotto i miei bagni per rincorrere chi scruta la sabbia sperando di trovare la "chiave d'accesso"...eppure non l'avranno mai! Ecco dunque (grazie a Pierangela) la mia fiaba sul capanno e la chiave...
Si
sa: chiavi e chiavistelli, chiavine d’oro e chiavarde hanno trapunto da
sempre tante fiabe e racconti popolari, siglandone in modo flagrante
gli snodi più misteriosi; là dove il magico si apriva inesorabile su
irremeabili orridi infernali o quando all’improvviso esso aiutava, per
mano del tocco gentile di fate benigne, coraggiosi cavalieri alle prese
con il drago di turno e giovani donne in ambasce......
A
fine stagione, in quel luogo (capanno), avviene un piccolo miracolo. Una favola
si schiude per virtù d’una chiave. Perché c’è un capanno. E c’è anche
una chiave.
Il
capanno, allora.
In tutto uguale agli altri: la stessa scabra armatura
in cemento in cui è impilato assieme a immobili confratelli d’identica
forma; la stessa robusta porta in ferro che lo chiude con ermetica
rientranza; e l’identico tetto da villaggio dei puffi, bianco immacolato
e di improbabile minutezza. Si trova all’estremità della fila che
affianca l’edificio più grande, del bagnino, quello che serve per il
passaggio della gente.
Dentro, l’abitato è piccolo, quanto basta ad una
persona di normali proporzioni per muoversi agevolmente su se stessa e
sedersi, all’occorrenza, su di una panchetta in legno che è inchiodata
in basso, ad un lato....
(continua al prossimo articolo...)
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