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giovedì 17 ottobre 2013

La fiaba del capanno...terza puntata...


....Dopo un bagno incantevole e da..fata...proseguo ora la mia favola:.......Chiavi ben più prosaiche serrano le nostre case: oggetti semplici e noti, rapidi e occulti. Seguono il tempo assieme a noi ma, diversamente da noi che respiriamo finanche i secondi, esse lo marcano a larghe falcate, come pendole giganti dai lunghi semigiri. Tutte diverse, eppure tutte uguali: l’identico gesto, ogni volta, più volte.
....Il capanno, allora. In tutto uguale agli altri: la stessa scabra armatura in cemento in cui è impilato assieme a immobili confratelli d’identica forma; la stessa robusta porta in ferro che lo chiude con ermetica rientranza;Si trova all’estremità della fila che affianca l’edificio più grande, del bagnino, quello che serve per il passaggio della gente. Dentro, l’abitato è piccolo, quanto basta ad una persona di normali proporzioni per muoversi agevolmente su se stessa 
....E poi, la maniglia.... Una strana maniglia che fa da chiave. Perfettamente calettata sul foro esagonale della porta.... Basta un gesto, una pressione sul foro e un quarto di giro a sinistra
, e la porta si apre.... Però, una volta dentro, non ci si può richiudere a proprio bell’agio, come si fa con le nostre porte di casa, ma occorre tenere distesa la barra interna in modo che essa funga da ostacolo alla chiusura e lasci sempre trapelare la luce; altrimenti si rimane imprigionati dentro per sempre. Fino alla morte. Come nella favola di Barbablu.....(continua nel prossimo link..)

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